Giornata per le vittime del Covid 2023


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Carissime concittadine,
carissimi concittadini,
 
è la prima volta che la nostra città celebra la giornata nazionale delle vittime da Covid-19.
La celebriamo qui, con le bandiere a mezz’asta, davanti a quest’opera “Distacco” che ci permette soffermandoci davanti ad essa, di sentirci vicini a chi ha perso la sua mamma, il suo papà, il suo sposo, la sua sposa, suo figlio, sua figlia, suo fratello, sua sorella, il suo amico, il suo collega e per inchinarci davanti a queste donne e uomini uccisi dal virus.
 
Qui, facciamo memoria dei tanti che non ci sono più, che hanno lasciato un vuoto ancora difficile da colmare.
In tanti hanno dovuto fare i conti con la perdita dei propri cari, con le difficoltà economiche, con i problemi di organizzazione familiare, con paure e angosce.
 
Insieme, diversi come sono questi petali bianchi, abbiamo sconfitto il virus e più ancora sconfitto il demone della solitudine che ci ha divisi, separati e messi gli uni contro gli altri: i sani dai contagiati, rendendoci diffidenti nei confronti di chi ci stava intorno, come se ognuno da un momento all’altro fosse diventato un possibile nemico che poteva contagiarci.
 
Non è con la paura che donne e uomini possono sentirsi parte di una comune umanità e condividerne il destino.
 
Se i nostri cuori sono dominati dalle paure, dall’egoismo, dal risentimento, quale potrà essere lo spazio che ciascuno di noi potrà offrire per coltivare amicizie, vicinanza, serenità, fiducia, per sentirsi parte di una comunità?
 
“Non sarà più come prima. Perché la sofferenza collettiva, che all’improvviso abbiamo attraversato ha certamente inciso, nella vita di ciascuno, sul modo in cui si guarda alla realtà. Sulle priorità, sull’ordine di valore attribuito alle cose, sull’importanza di sentirsi responsabili gli uni degli altri.”
Così si esprimeva in uno dei suoi tanti interventi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Non sarà più come prima?
Ricordando i nostri cari che non ci sono più, i settantaquattro nostri concittadini vittime del virus, i 188.000 Italiani vittime del Covid-19, non dobbiamo oggi dimenticare chi davanti alla paura del contagio non è scappato ma «è rimasto al proprio posto» per mandare avanti la città, coloro che «si sono fatti avanti dicendo: “Eccomi, tocca a me”, affrontando l’emergenza con un fiducioso farsi avanti: tocca a noi, tocca a noi tutti insieme» queste sono le parole pronunciate nel discorso alla città “E gli altri” del 2020 dall’Arcivescovo di Milano i monsignor Mario Delpini.
 
 
In quel buio, la luce di una straordinaria disponibilità e umanità di medici, infermieri, personale sanitario, donne e uomini della Protezione civile, militari, Forze dell’Ordine, volontari, che si è contrapposta alla paura, all’angoscia per prendersi cura dell’altro.
 
Una maggioranza silenziosa ma concreta che, senza nulla pretendere, si è messa in azione e ha consentito al Paese di affrontare le tante difficoltà e continuare a vivere.
 
La nostra città è ricca di queste cittadine e cittadini che insieme hanno collaborato per vincere il virus e che oggi continuano a costruire una comunità amica, solidale.
Queste donne e questi uomini vanno ringraziati: oggi e in futuro.
Grazie, grazie, grazie.
 
Nel ricordo commosso dei nostri concittadini che non ci sono più, di chi ha operato con grande dedizione in un tempo oscuro, delle tante reti di solidarietà attivate, continuiamo come allora a dare il meglio di noi stessi, a lavorare insieme per costruire una città e un futuro migliore.


Lo so chi tu sei,
ti ho vista, o morte,
sul volto di amici e fratelli:
e poi silenzio, oh, quel silenzio!
Chiedo la forza di capire,
di accettare, di sperare
di cambiare io stesso,
cioè noi, tutti insieme, le cose.       
Riposate in pace.

 


Angelo Stucchi
Sindaco di Gorgonzola